Le tradizioni popolari della Sardegna sono spesso argomento di studi da parte di numerosi ricercatori, ma suscitano un interesse che va oltre quello del mondo accademico. Lungi dall’essere fredde testimonianze di un passato ormai concluso, sono invece parte integrante della quotidianità dei sardi e motivo di arricchimento culturale per chi veramente vuole conoscere l’Isola.
Il territorio del GAL Linas Campidano vanta una storia e tradizioni fortemente legate all’economia agro-pastorale e montana. Sono numerose le ricorrenze e le festività che richiamano questi aspetti e animano le antiche e solitarie chiesette campestri della zona. In queste occasioni i costumi tradizionali sprigionano tutta la loro eleganza ed energia cromatica al seguito delle processioni religiose, dei cocchi e delle traccas (carri addobbati trainati da buoi) che accompagnano i simulacri dei santi. Musiche, balli, canti tradizionali, ricostruzioni allegoriche delle attività contadine e pastorali fanno da cornice alle feste e alle sagre, profumate dai dolci e dai gustosi prodotti della cucina locale. Fra i motivi che rendono originali le feste locali, specie se legate a culti agrari, c’è sicuramente la spontaneità e la naturalezza con cui si fondono elementi fortemente diversi fra loro: com’è tipico delle solennità religiose in Sardegna, la celebrazione del santo s’innesta in una tradizione ancestrale pagana rimasta viva nei secoli. Sacro e profano non si scontrano né si manifestano separatamente, ma si combinano fino a diventare inscindibili. Si fondono nel momento della festa e creano un’atmosfera in cui la preghiera, la storia, la leggenda e le credenze popolari rievocano santi venerati, figure arcane della tradizione e riti propiziatori: is cogas (le streghe), il santo che libera dal male, il santo protettore dei campi, l’offerta di buon augurio per il nuovo anno e altro ancora. Da sottolineare la massiccia ed entusiastica presenza dei giovani, che non soltanto sono in prima linea nei festeggiamenti ma svolgono spesso un ruolo propulsivo assumendo l’oneroso incarico di obréris (organizzatori e promotori della festa).
In occasione delle ricorrenze non mancano le opportunità per scoprire il ricco artigianato locale, con squisite specialità gastronomiche servite nei modi più vari e stuzzicanti. E che dire delle ambientazioni? A molte celebrazioni fanno da scenario angoli caratteristici dei centri storici come piazze, chiese, monumenti e vie antiche; in altre occasioni sono i boschi, le vallate e i parchi naturali a indossare l’abito della festa e ad accogliere gli ospiti.
Il calendario è ricco di eventi di ogni tipo, non solo a Natale e a Pasqua. Coinvolgenti processioni e fiaccolate celebrano santi cui sono spesso dedicate chiesette in mezzo ai boschi o in antichi villaggi di pescatori (san Sisinnio a Villacidro, sant’Antonio di Santadi ad Arbus, santa Barbara a Ingurtosu-Montevecchio, santa Maria a Guspini, santa Severa a Gonnosfanàdiga). Sfilate di maschere e carri allegorici riempiono le strade in occasione del carnevale (Gonnosfanàdiga, Cambas de linna a Guspini. Profumi e odori stimolanti si diffondono nell’aria in occasioni di sagre dedicate ai prodotti tipici della zona (“Sagra del miele” a Montevecchio, della capra ad Arbus, delle ciliegie a Villacidro, delle olive e del pane a Gonnosfanàdiga).
Alle ricorrenze tradizionali si aggiungono numerose manifestazioni sportive e culturali. Una citazione a parte merita il Premio Letterario Giuseppe Dessì che si svolge a Villacidro nella seconda metà di settembre. È uno dei premi letterari più importanti nel panorama nazionale e ospita una settimana di eventi collaterali che stanno diventando una rassegna tra le più significative a livello regionale.