Superficie: 183,55 kmq
Popolazione: 15.000 abitanti circa
Altimetria: 267 m s.l.m.
Come arrivare
Preparatevi al meglio. Villacidro è una bella cittadina del sud-ovest della Sardegna. Dista 50 chilometri da Cagliari e confina con i paesi di Villasor, Vallermosa, Iglesias, Domusnovas, Gonnosfanàdiga, San Gavino, Sanluri e Serramanna. È raggiungibile da Cagliari con la statale 130 fino a Decimomannu (senza entrarci) e poi a destra (bivio per Villasor) nella 196 fino a destinazione, seguendo l’indicazione per Villacidro. Se venite da Porto Torres prendete la statale 131 per Cagliari fino all’uscita per Sardara e la provinciale verso S. Gavino. Da Golfo Aranci - Olbia prendete la 199 poi proseguite per la 131 Mores fino a Sardara e S. Gavino.
Sappiate che ...
Villacidro è all’interno di una zona metallifera ampiamente sfruttata dall’uomo sin dall’antichità. Grazie ai suoi 267 metri sul livello del mare i punti panoramici non mancano di certo: la pineta del Carmine e piazza Seddanus sono due begli esempi. È rinomata per la produzione di agrumi, olio d’oliva, ciliegie e pesche, insomma i prodotti principali dell’economia agricola del paese. Dall’acquavite artigianale si ricava il caratteristico e apprezzato liquore giallo Villacidro Murgia, ma la più grande ricchezza di Villacidro sono le bellezze ambientali mozzafiato fra paesaggi dolomitici, acque perenni e distese di foreste incontaminate. Il territorio è all’interno del complesso montuoso del Linas, di grande interesse geologico, faunistico, floreale e storico-minerario.
Numerosi canaloni sono percorsi da torrenti che danno vita a cascate spettacolari. Poi ci sono i parchi, che offrono infinite possibilità di itinerari a piedi, a cavallo o in mountain bike. Villacidro è anche scenario di leggende e racconti fantastici. Chiedete in giro e vi diranno che is cogas (le streghe) hanno la coda e la tengono nascosta. Pare che San Sisinnio le abbia eliminate, ma non credeteci troppo. Sono esseri malefici col potere di trasformarsi in animali e perfino in oggetti, assumono le sembianze di donne brutte coperte di stracci e con le unghie lunghe, indossano gonne fino ai piedi e succhiano il sangue ai bambini.
Per entrare nelle case si tramutano in mosche ma anche in gatti, passeggiando sui tetti la sera in cerca di una finestra aperta. I racconti sulle streghe erano quelli preferiti dalle nonne per ammansire i bimbi più vivaci e trattenerli durante le lunghe serate estive o i dopocena invernali davanti al focolare. Grazie ai contus de forredda (racconti di focolare) le coghe sopravvivono ancora per fare malefìci, spaventare i piccoli e incutere paura ai grandi soprattutto quando accade un fatto inspiegabile.